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EPOCA TERZA. CAP. XIV. £49 pìssimo me ne partii alla volta di Milano. Es- 1774. sa non lo seppe che la sera prima, (credo il sapesse da qualcuno di casa mia) e subito quella sera stessa al tardi mi rimandò, come è d’uso, e lettere e ritratto. Quest invio già principiò a guastarmi la testa, e la mia risoluzione già tentennava. Tuttavia,fattomi buon animo, mi avviai, come dissi, per le poste verso Milano. Giunto la sera a Novara, saettato tutto il giorno da quella sguaiatissima passione, ecco che il pentimento, il dolore, eia viltà mi muovono un si feroce assalto al cuore, che fattasi ornai vana ogni ragione, sordo al vero, repentinamente mi cangio.Fo proseguire verso Mi- ’ lano un Abate Francese ch’io m’era preso per compagno, con la carrozza e i miei servi, dicendo loro di aspettarmi in Milano. In tanto, io soletto, sei ore innanzi giorno salto a cavallo col postiglione per guida, corro tutta la notte, e il giorno poi di buon’ora mi ritrovo un’altra volta a Torino: ma per non mi vi far vedere, e non esser la favola di tutti, non entro in città; mi soffermo in un’osteriaccia del Sobborgo, e di là supplichevolmente scrivo alla mia Signora adirata, perch’ella mi perdoni questa scappata, e mi voglia accordare un po’d’udienza. Ricevo tostamente risposta. Elia, che era ri