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244 VITA DI VITTORIO ALFIERI.


[1774] questa mia sceneggiatura risibile, la depositai sotto un cuscino della di lei poltroncina, dove ella si stette obbliata circa un anno; e così furono frattanto si dalla Signora che vi si sedeva


Amor mi meni che a scorno o ad onta ria.1
Questi, lo so, son d’infelice amante
Non di altiera Regina, i sensi, e l’opre
Forse m’han scelto i Dei per crudo esempio.
Per far veder alla più rozza gente
Che talor chi li regge, indegno, ed empio
Fanne, per vii passion, barbaro scempio.

photino.

Signora il tuo patir, non che a pietade.
Ma ad insania trarrla uomini e fere,
E qual fra i poli adamantino core 2
Resisterebbe a’tuoi aspri lamenti, 3
Il fallo emendi, iii confessarlo, e forse
Tu sè la prima fralli Ré superbi,
Che pieghi alla ragion l’altera fronte.
Alla ragione a’vostri pari ignota

  1. Verso lunghetto Un dotto lo intittolerebbe, Upercatalectico.
  2. Nota quel Fra ì polì, che è squisita espressione.
  3. Almeno il punto interrogativo ci fosse stato.