Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
234 | VITA DI VITTORIO ALFIERI. |
[1773] sentiva strascinare talmente, che se non mi fossi ingolfato poi in una continua e caldissima occupazione di mente, non v’era certamente per me nessun altro compenso che mi potesse impedire prima dei trent’anni dall’impazzire o affogarmi.
Questa mia terza ebrezza d’amore fu veramente sconcia, e pur troppo lungamente anche durò. Era la mia nuova fiamma una donna, distinta di nascita, ma di non troppo buon nome nel mondo galante, ed anche attempatetta; cioè maggiore di me di circa nove in dieci anni. Una passeggera amicizia era già stata tra noi, al mio primo primo uscire nel mondo, quando ancora era nel primo Appartamento dell’Accademia. Sei e più anni dopo, il trovarmi alloggiato di faccia a lei, il vedermi da essa festeggiato moltissimo; il non far nulla; e l’esser io forse una di quelle anime di cui dice con tanta verità ed affetto il Petrarca:
ed in somma il mio buon Padre Apollo che forse per tal via straordinaria mi volea chiamare a se; fatto si è, ch’io, benche da principio non l’amassi, nè mai poi la stimassi, e nep-