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232 VITA DI VITTORIO ALFIERI.


[1773]pure non pessimo, ma riuscivano pure intelligibili e passabili per un uditorio che non era più dotto di me in quella lingua. E fra gli altri, uno ne introdussi, e tuttavia lo conservo, che fingeva la Scena di un Giudizio Universale, in cui Dio domandando alle diverse anime un pieno conto di se stesse, ci avea rappresentate diverse persone che dipingevano i loro proprj caratteri: e questo ebbe molto incontro perchè era fatto con un qualche sale, e molta verità; talché le allusioni, e i ritratti vivissimi e lieti e variati di molti sì uomini che donne della nostra città, venivano riconosciuti e nominati immediatamente da tutto l’uditorio.

Questo piccolo saggio del mio poter mettere in carta le mie idee quali ch’elle fossero; e di potere, nel farlo, un qualche diletto recare ad altrui, mi andò poi di tempo in tempo saettando un qualche lampo confuso di desiderio e di speranza di scrivere quando che fossa qualcosa che potesse aver vita; ma non mi sapeva neppur io quale potrebbe mai essere la materia, vedendomi sprovvisto di quasi.tutti i mezzi. Per natura mia prima prima, a nessuna altra cosa inclinava quanto alla Satira, ed all’appiccicare il ridicolo si alle cose che alle persone. Ma pure poi riflettendo e pesando, ancor-