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226 VITA DI VITTORIO ALFIERI.


[1772] rimastomi, non lo volendo io vendere, perché sono per natura nemicissimo del vendere, lo regalai ad un Banchiere Francese domiciliato in Barcellona, già mio conoscente sin dalla mia prima dimora in codesta città. E qui, per definire e dimostrare quel che sia il cuore di un pubblicano, aggiungerò una particolarità. Essendomi rimaste di piò forse un trecento doppie d’oro di Spagna, che attese le severe perquisizioni che si fanno alle dogane di frontiera all’uscire di Spagna, difficilmente forse le avrei potute estrarre, sendo cosa proibita; richiesi al sudetto Banchiere, dopo avergli regalato il cavallo,che mi desse una cambiale di codesta somma pagabile a vista in Monpellieri di dove mi toccava passare. Ed egli, per testificarmi la sua gratitudine,ricevute le mie doppie sonanti, mi concepì la cambiale in tutto quel massimo rigore di cambio che facea in quella settimana; talché poi a Monpellieri riscotendo la somma in Luigi. mi trovai aver meno circa il sette per cento di quello ch’io avrei ricavato se vi avessi portate e scambiate le mie doppie effettive. Ma io non avea neppur bisogno di aver provato questa cortesia banchieresca per fissare la mia opinione su codesta classe di gente, che sempre mi è sembrata l’una delle piò vili e