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EPOCA TERZA. CAP. XII. | 223 |
non avessi ciò fatto da circa diciotto mesi. [1772] Quanto poi alla città di Lisbona, dove non mi sarei trattenuto neppur dieci giorni, se non vi fosse stato l’Abate, nulla me ne piacque fuorché in generale le donne, nelle quali veramente abbonda il lubricus adspici di Orazio. Ma, essendomi ridivenuta mille volte più cara la salute dell’animo che quella del corpo, io mi studiai e riuscii di sfuggire sempre le oneste.
Verso i primi di Febbrajo partii alla volta di Siviglia e di Cadice; nè portai meco altra cosa di Lisbona, se non se una stima ed amicizia somma pel sudetto Abate di Caluso, ch’io sperava di riveder poi,quando che fosse, in Torino. Di Siviglia me ne andò a genio il bel clima, e la faccia originalissima Spagnuolissima che tuttavia conservavasi codesta città sovra ogni altra del regno. Ed io sempre ho preferito originale anche tristo ad ottima copia. La Nazione Spagnuola, e la Portoghese, sono in fatti quasi oramai le sole di Europa che conservino i loro costumi, specialmente nel basso e medio ceto. E benché il buono vi «ia quasi naufrago in un mare di storture di ogni genere che vi predominano,io credo tuttavia quel popolo una eccellente materia pri-