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VITA DI VITTORIO ALFIERI. |
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[1755] ragione. Dal viso di mia sorella in poi, la quale avea circa nov’anni quando usci di casa, io non aveva più veduto usualmente altro viso di ragazza nè di giovane, fuorchè certi Fraticelli novizj del Carmine, che potevano avere tra i quattordici e sedici anni all’incirca, i quali coi loro roccetti assistevano alle diverse funzioni di Chiesa. Questi loro visi giovenili, e non dissimili dà’visi donneschi, aveano lasciato nel mio tenero ed inesperto cuore a un di presso quella stessa traccia e quel medesimo desiderio di loro, che mi vi avea già impresso il viso della sorella. E questo in somma, sotto tanti e si diversi aspetti, era amore; come poi pienamente conobbi e me ne accertai parecchi anni dopo, riflettendovi su; perchè di quanto io allora sentissi o facessi nulla affatto sapeva, ed obbediva al puro istinto animale. Ma questo mio innocente amore per que’Novizj, giunse tant’oltre, che io sempre pensava ad essi ed alle loro diverse funzioni; Ora mi si rappresentavano nella fantasia coi loro devoti ceri in mano, servienti la Messa con viso compunto ed angelico; ora coi turiboli incensando l’altare; e tutto assorto in codeste imagini, trascurava i miei studj ed ogni occupazione, o compagnia mi nojava. Un giorno fra gli altri, stando fuori di casa