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EPOCA TERZA. CAP. X. 187


se, mi vi trattenni fino all’alba nascente. Uscitone [1771] poi nello stesso modo, e tenendo per fermo di non essere stato veduto da anima vivente, per la stessa via fino al mio legno, e poi •alito in esso mi ricondussi in Londra verso la sette della mattina assai mal concio fra i due cocentissimi dolori dell’averla lasciata, e di trovarmi assai peggiorata la spalla. Ma lo «tato dell’animo mio era si pazzo e frenetico, ch’io nulla curava qualunque cosa potesse accadere, prevedendole pure tutte. Mi feci dal Chirurgo ristringere di nuovo la fasciatura senza altrimenti toccare al riallogamento o slogamento che fosse. Il Martedì sera, trovatomi alquanto meglio, non volli neppur pifi stare in casa, e andai al Teatro Italiano nej solita palco del Principe di Masserano, che vi era con la sua moglie, e,che credendomi mezzo stroppi® ed in letto, molto si maravigliarono di vedermi col solo braccio al collo.

Frattanto io me ne istava, in apparenza tranquillo, ascoltando la musica, che mille tempeste teriiibili mi rinnovava nel cuore; ma il mio viso era, come suol essere, di vero marmo, Quand’ecco ad un tratto io sentiva o pareami, pronunziato il mio nome da qualcuno, cb® sembrava,contrastare cpn pp altro