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VITA DI VITTORIO ALFIERI. |
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[1771] fasciatura, onde non dovendo nè potendo attivare sino alla villa in quel carrozzino -col postiglione, mi determinai di lasciare ii legno alla distanza di circa due miglia, e feci il rimanente della strada a piedi con l’un braccio impedito, e l’altro sotto il pastrano con ia spada impugnata, andando solo di nowe in casa d’altri, non come amico. La scossa del legno mi avea frattanto rinnovato e raddoppiato il dolore della spalla, e scompostane la fasciatura a tal segno che la spalla in fatti nòn si riallogò poi in appresso mai più. Pareami por tuttavia di essere il più felice uomo del mondo avvicinandomi al sospirato oggetto. Arrivai finalmente, e con non poco stento ( non avendo l’ajuto di chi che sia, poiché dei confidenti non v’era) pervenni pure ad accavsdciare gli stecconi del parco per introdurmivi, poiché la porticella che la prima volta ritrovai socchiusa, in quella seconda mi riusci inapribile. Il marito, al solito per cagione della rivista dell’indomani Lunedi, era ito ancht quella sera a dormire in Londra. Pervenni dunque alla casa, trovai chi mi vi aspettava, e senza molto riflettere nè essa nè io all’accidente dell’essersi ritrovata chiusa da porticella ch’essa pure avea già più ore prima aperta da