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VITA DI VITTORIO ALFIERI. |
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[1771] quella sospirata villa, cavalcando io col Marchese Caraccioli, volli fargli vedere quanto bene saltava quel roio stupendo cavallo, e adocchiata una delle più alte barriere che separava un vasto prato dalla pubblica strada, ve lo cacciai di carriera; ma essendo io mezzo alienato, e poco badando a dare in tempo i debiti ajuti e la mano al cavallo, egli toccò coi piè (lavanti la sbarra, ed entrambi in un fascio precipitati sul prato, ribalzò egli primo in piedi, io poi; nè mi parve di essermi fatto male alcuno. Del resto il mio pazzo amore mi avea quadruplicato il coraggio, e pareva ch’io a bella posta mendicassi ogni occasione di rompermi il collo. Onde, per quanto il Caraccioli, rimasto su la strada di là dalla mal per me saltata barriera, gridassemi di non far altro, e di andar cercare l’uscita naturale del prato per riunirmi a lui, io che poco sapeva quel che mi facessi, correndo dietro il cavallo che accennava di voler fuggire pel prato, ne afferrai in tempo le redini, e saltatovi su di bel nuovo, lo rispinsi spronando contro la stessa barriera, e ristorando egli ampiamente il mio onore ed il suo la passò di volo. La giovenile superbia mia non godè lungamente di quel trionfo, che dopo