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EPOCA TERZA. CAP. IX. 177


logorava) il mio tempo benissimo. Ma guastatasi [1770] la stagione, ed i più dei bagnanti cominciando ad andarsene, partii anch’io e volli ritornare in Olanda per rivedervi l’amico d’Acunha, e ben certo di non rivedervi la già tanto amata donna, la quale sapeva non essere più all’Haja, ma da più d’un anno essere stabilita con il marito in Parigi. Non mi potendo staccare dai miei due ottimi cavalli, avviai innanzi Elia con il legno, ed io parte a piedi parte a cavallo mi avviai verso Liegi. In codesta città, presentandomisi l’occabione di un Ministro di Francia mio conoscenre, mi lasciai da esso introdurre al Principe Vescovo di Liegi, per condiscendenza e stranezza; che se non avea veduta la famosa Caterina Seconda, avessi almeno vista la Corte del Principe di Liegi. E nel soggiorno di Spa era anche stato introdotto ad un altro Principe Ecclesiastico, assai più microscopico ancora, l’Abate di Stavelò nell’Ardenna. Lo stesso Ministro di Francia a Liegi mi avea presentato alla Corte di Stavelò, dove allegrissimamente si pranzò, ed anche assai bene. E meno mi ripugnavano le Corti del Pastorale che quelle dello schioppo e tamburo, perchè di questi due flagelli degli uomini non se ne può