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VITA DI VITTORIO ALFIERI. |
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[1770] cattando nuovi disinganni, mi tenevano al mio arrivo in Pietroborgo in una certa straordinaria palpitazione dall’espettativa.. Ma, oimè, che appena io posi il piede in quell’Asiatico accampamento di allineate trabacche, ricordatomi allora di Roma, di Genova, di Venezia, e di Firenze, mi posi a ridere. E da quant’altro poi ho visto in quel paese, ho sempre più ricevuta la conferma di quella prima impressione; e ne ho riportato la preziosa notizia ch’egli non meritava d’esser visto. E tanto mi vi andò a contragenio ogni cosa, (fuorché le barbe e i cavalli ) che in quasi sei settimane ch’io stetti fra quei barbari mascherati da Europèi, ch’io non vi volli conoscere chi che sia, neppure rivedervi due o tre giovani dei primi del paese, con cui era stato in Accademia a Torino, e neppure mi volli far presentare a quella famosa Autocratrice Caterina Seconda: ed in fine neppure vidi materialmente il viso di codesta Regnante, che tanto ha stancata a’giorni nostri la Fama. Esaminatomi poi dopo,per ritrovare il vero perché di una così inutilmente selvaggia condotta, mi son ben convinto in me stesso che ciò fu una mera intolleranza di inflessibil carattere, ed un odio purissimo della tirannide in astratto, appiccicato poi sopra una