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164 VITA DI VITTORIO ALFIERI.


[1769] chi vi comanda: cose tutte, di cui neppur urta se ne vede negli Stati Prussiani; benché il gran Federico vi comandasse alle lettere e alle arti e alla prosperità, di fiorire sotto all’uggia sua. Onde la principal ragione per cui non mi dispiacea Copenhaguen si era il non esser Berlino nè Prussia: paese, di cui niun altro mi ha lasciato una più spiacevole e dolorosa impressione, ancorché vi siano, in Berlino massimamente, molte cose belle e grandiose in architettura. Ma quei perpetui soldati, non li posso neppur ora, tanti anni dopo, ingojare senza sentirmi rinnovare lo stesso furore che la loro vista mi cagionava in quel punto.

[1770]In quell’inverno mi rimisi alcun poco a cinguettar Italiano con il Ministro di Napoli in Danimarca, che si trovava essere Pisano; il Conte Garanti, cognato del celebre primo Ministro in Napoli, Marchese Tanucci, già Professore nell’Università Pisana. Mi dilettava molto il parlare e la pronunzia Toscaha, massimamente paragonandola col piagnisteo nasale e gutturale del Dialetto Danese che mi toccava di udire per forza, ma senza intenderlo, la Dio grazia. Io malamente mi spietgava col prefato Conte Catanti, quanto alla proprietà dei termini, e alla brevità ed effi-