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156 VITA DI VITTORIO ALFIERI


[1769] co forse avea indebolito in me la passione della bella Olandese. Ed io confesserò di aver avuto in quel punto la viltà di desiderare la ricchezza più ancora che la bellezza di codesta ragazza; speculando, in me stesso, che l’accrescere circa di metà la mia entrata mi porrebbe in grado di maggiormente fare quel che si dice nel mondo buona figura. Mala mia buona sorte mi servi in questo affare assai meglio che il mio debile e triviale giudizio, figlio d’infermo animo. La ragazza,che da bel principio avrebbe inclinato a me, fu svolta da una sua zia a favore d’altro giovinetto signore, il quale essendo figlio di famiglia con molti fratelli, e zìi, veniva ad essere allora assai men comodo di me, ma godeva di un certo favore in Corte presso il Duca di Savoja erede presuntivo del trono, di cui era stato paggio, e dal quale ebbe in fatti poi quelle grazie che comporta il paese. Oltre ciò, il giovine era di un’òttiraa indole, e di un’amabile costumatezza. Io, al contrario, aveva taccia di uomo straordinario in mal senso, poco adattandomi al pensare, ai costumi, al pettegolezzo, e al servire del mio paese, e non andando abbastanza cauto nel biasimare je schernire quegli usi; cosa, che (giustamente a dir vero) non si perdona. Io fui