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EPOCA TERZA. CAP. VII. 153

dunque ripatriato, pieno traboccante il cuore [1769] di malinconia e d’amore, io mi sentiva una necessità assoluta di fortemente applicare la mente in un qualche studio; ma non sapeva il quale, stante che la trascurata educazione coronata poi da quei circa sei anni di ozio e di dissipazione, mi avea fatto egualmente incapace di ogni studio qualunque. Incerto di quel che mi farei, e se rimarrei in patria, o se viaggerei di bel nuovo, mi posi per quell’inverno a stare in casa di mia Sorella, e tutto il giorno leggeva, un pochino passeggiava, e non trattava assolutamente con nessuno. Le mie letture erano sempre di libri Francesi. Volli leggere l’Eloisa di Rousseau; più volte mi ci provai; ma benchè io fossi di un carattere per natura appassionatissimo, e che mi trovassi allora fortemente innamorato, io trovava in quel libro tanta maniera, tanta ricercatezza, tanta affettazione di sentimento, e sì poco sentire, tanto calor comandato di capo, e sì gran freddezza di cuore, che mai non mi venne fatto di poterne terminare il primo volume. Alcune altre sue opere politiche, come il Contratto Sociale, io non le intendeva, e perciò le lasciai. Di Voltaire mi allettavano singolarmente le Prose, ma i di lui versi mi tediavano. Onde non