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146 VITA DI VITTORIO ALFIERI


[1768] dermene, in una terribil maniera; talché già stava ruminando in me stesso niente meno che di non mi muover mai piò nè vìvo nè morto dall’Haja, persuadendomi che mi sarebbe impossibilissima cosa di vivere senz’essa. Apertosi il mio indurito cuore agli strali d’Amore,egli a<ea ad un tempo «tesso dato adito alle dolci insinuazioni dell’amicizia. Ed era il mio nuovo amico, il Sig. Don losè d’Acunha, Ministro allora di Portogallo in Olanda. Egli era uomo di molto ingegno e piò originalità, di una bastante coltura,e di un ferreo carattere; magnanimo di cuore, di animo bollente ed altissimo. Una certa simpatia fra le nostre due taciturnità ci avéa già quasi allacciati vicendevolmente, seiiza che ce ne avvedessimo; la franchezza poi e il calore dei nostri due animi ben tosto ebbe operato il di piò. Io dunque mi trovava felicissimo neirHaja,dove perla prima volta in vità mia mi occorreva di non desiderare altra cosà al mondo nessuna, oltre l’amica, e l’amico* Amante io ed amico, riamato da entrambi i soggetti, traboccava da ogni parte gli affetti, parlando dell’amata all’amico, e dell’amico all’amata; e gustava Cosi del piaceri vivissimi, incomparàbili, e fino a quel punto ignoti al mio cuore,benché tacitamente pur sempre me