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EPOCA TERZA. CAP. VI. | 145 |
dente paese; ma mi sarebbe piaciuta anche [1768] più, se l’avessi visitata prima dell’Inghilterra; atteso che quelle stesse cose che vi si ammirano, popolazione, ricchezza, lindura, savie leggi, industria ed attività somma, tutte vi si trovano alquanto minori che in Inghilterra. Ed in fatti poi, dopo molti altri viaggi e molta più esperienza, i due soli paesi dell’Europa che mi hanno sempre lasciato desiderio di se, sono stati l’Inghilterra e l’Italia; quella, in quanto l’arte ne ha per così dire soggiogata o trasfigurata la natura; questa, in quanto la natura sempre vi è robustamente risorta a fare in mille diversi modi vendetta dei suoi spesso tristi e sempre inoperosi governi.
Nel mio soggiorno nell’Haja, che riuscì assai più lungo che non avea disegnato, io incappai finalmente nell’amore, che mai fin allora non mi avea potuto raggiungere nè afferrare. Una gentil Signorina, sposa da un anno, piena di grazie naturali, di modesta bellezza, e di una soave ingenuità, mi toccò vivissimamente nel cuore; ed il paese essendo piccolo, e poche le distrazioni, nel rivederla io assai più spesso che non avrei voluto da prima, tosto poi mi venni a dolere di non poterla veder abbastanza. Mi trovai preso, senza quasi avve-