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EPOCA TERZA. CAP. VI. 143


gran mondo. Contribuì anche non poco ad [1768] infrangere la mia naturale rusticità e ritrosia la cortese e paterna amorevolezza verso di me del Principe di Masserano, Ambasciatore di Spagna, ottimo vecchio, appassionatissimo dei Piemontesi, essendo il Piemonte la.sua patria, benché, il di lui padre si fosse già traspiantato in Ispagna. Ma dopo circa tre mesi, avvedendomi che in quelle veglie e pene e festini io mi ci seccava pur troppo, e niente imparavaci, scambiatami allora la parte, in vece di recitare da Cavaliere nella veglia, mi elessi di far da cocchiere alla porta di essa, e incarrozzava e scarrozzava di quà e di là per tutto Londra il mio bel Ganimede compagno,a cui «olo lasciava la gloria dei trionfi amorosi; e mi era ridotto a far si bene e disinvoltamente il mio servizio di cocchiere, che anche di alcuni di quei combattimenti a timonate che usano tra i cocchieri Inglesi alFuscire del Renelawgh, e dei Teatri, ne uscii con un qualche onore, senza rottura di legno nè danno dei cavalli. In tal guisa dunque terminai i miei divertimenti di quell’inverno, col cavalcare quattro o cinqu’ore ogni mattina, e stare a cassetta due 0 tre ore ogni sera a guidare, per qualunque tempo facesse. Nell’Aprile poi col mio