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EPOCA TERZA. CAP. VI. 141


accomodai volentieri. Questo mio nuovo compagno [1768] era di un umore assai lieto e loquace, onde con vicendevole soddisfazione io taceva e ascoltava, egli parlava e lodavasi; essendo egli fortemente innamorato di se, per aver piaciuto molto alle donne; e mi andava annoverando con pompa i suoi trionfi amorosi, ch’io stava a sentire con diletto, e senza invidia nessuna. La sera all’albergo, aspettando, la cena, giuocavamo a scacchi, ed egli sempre mi vinceva, essendo io stato sempre ottusissimo a tutti i giuorhi. Si fece un giro più lungo per Lilla, e Douay,e Sant’Omero, per renderci a Calais,ed era il freddo si eccessivo, che in un calesse stivatissimo coi cristalli, ed inoltre un candelotto che ci tenevamo acceso, ci si agghiacciò in una notte il pane, ed il vino stesso; e quest’eccesso mi rallegrava, perchè io per natura poco gradisco le cose di mezzo.

Lasciate finalmente le rive della Francia, appena sbarcavamo a Douvres, che quel freddo si trovò scemato per metà, e non trovammo quasi punta neve fra Douvres e Londra. Quanto mi era spiaciuto Parigi al primo aspetto, tanto mi piacque subito e l’Inghilterra, e Londra massimamente. Le strade, le osterie