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EPOCA TERZA. CAP. VI. 129


selvatico, e malinconico, volle sapere come io [1767] passassi il mio tempo; e vedendomi senza libri, senza conoscenze, senza occupazione altra che di stare al balcone, e correre tutto il giorno per le vie di Genova, o di passeggiare pel lido in barchetta; gli prese forse una certa compassione di me e della mia giovinezza, e volle assolutamente portarmi da un Cavaliere suo amico. Questi era il Sig. Carlo Negroni, che avea passata gran parte della sua vita in Parigi, e che vedendomi cotanto invogliato di andarvi, me ne disse quel vero e schietto, al quale non prestai fede se non se alcuni mesi dopo, tosto che vi fui arrivato. Frattanto quel garbato Signore mi introdusse in parecchie case delle primarie; e all’occasione del famoso Banchetto che si suol dare dal Doge nuovo, egli mi servì d’introduttore e compagno. E là fui quasi quasi sul punto d’innamorarmi d’una gentil Signora, la quale mi si mostrava bastantemente benigna. Ma per altra parte smaniando io di correre il mondo e di abbandonar l’Italia, Amore non potè per quella volta afferrarmi, ma me la serbò per non molto dopo.

Partito finalmente per mare in una feluchetta alla volta di Antibo, pareva a me d’andare all’Indie. Non mi era mai scostato da