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124 | VITA DI VITTORIO ALFIERI |
[1767] giorno più s’inrugginiva quanto alle lettere. Vero è però, che quanto alla scienza del mondo e degli uomini, io andava acquistando non poco ogni giorno senza avvedermene, stante la gran quantità di continui e diversi quadri morali che mi venivan visti e osservati giornalmente.
Al ponte di Lagoscuro m’imbarcai su la barca Corriera di Venezia; e mi vi trovai in compagnia d’alcune ballerine di teatro, di cui una era bellissima; ma questo non mi alleggerì punto la noja di quell’imbarcazione, che durò due giorni e una notte, sino a Chiozza, atteso che codeste ninfe faceano le Susanne, e che io non ho mai tollerato la simulata virtù.
Ed eccomi finalmente in Venezia. Nei primi giorni l’inusitata località mi riempi di maraviglia e diletto; e me ne piacque perfino il gergo, forse perchè dalle Commedie del Goldoni ne avea sin da ragazzo contratta una certa assuefazione d’orecchio; ed in fatti quel dialetto è grazioso, e manca soltanto di maestà. La folla dei forestieri, la quantità dei teatri, ed i molti divertimenti e feste che, oltre le solite farsi per ogni fiera dell’Ascensa, si davano in quell’anno a contemplazione del Duca di Wirtemberg, e tra l’altre la sontuosa regata, mi