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114 VITA DI VITTORIO ALFIERI.


[1767] nistro fui introdotto in parecchie case; e il Carnovale, si per gli spettacoli pubblici, che per le molte private feste e varietà d’oziosi divertimenti, mi riusciva brillante e piacevole piò, ch’altro mai ch’io avessi veduto in Torino. Con tutto ciò in mezzo a quei nuovi e continui tumulti, libero interamente di me, con bastanti danari, d’età diciott’anni, ed una figura avvenente, io ritrovava per tutto la sazietà, la noja, il dolore. Il mio piò vivo piacere era la musica burletta del Teatro nuovo; ma sempre pure quei suoni, ancorché dilettevoli, lasciavano nell’animo mio una lunghissima romba di malinconia; «mi si venivano Costando a centinaja le idee le piò funeste e lugubri, nelle quali mi compiaceva non poco, e me le andava poi ruminando soletto alle sonanti spiagge di Ghiaja e di ’ Portici. Con parecchi giovani Signori Napoletani avea fatto conoscenza, amicizia con niuno: la mia natura ritrosa anzi che no mi inibiva di ricercare; e, portandone la viva impronta sul viso, ella inibiva agli altri di ricercar me. Cosi delle donne, alle quali per natura era moltissimo inclinato, non mi piacendo se non le modeste, io non piaceva pure che alle spie sfacciate: il che mi facea rimaner sempre col cuor vuoto. Oltre ciò, l’ardentissi-