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VITA DI VITTORIO ALFIERI. |
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[1766] costui in codesto accidente; poiché rialzatosi da se,ripreso il rpnzino per le redini, si avviò soletto a piedi sino a Radicofani distante ancora piò d’un miglio. Quivi, fatto cercare un Chirurgo, mentre lo stava aspettando si fece sparare la manica delTabito, e visitandosi il braccio da se, trovatolo rotto, si fece tenere ben saldamente la mano di esso stendendolo quanto piò poteva, e coll’altra che era la man dritta se lo riattò si perfettamente, che il Chirurgo, giunto quasi nel tempo stesso che noi sopraggiungevamo con la carrozza, lo trovò rassettato a guisa d’arte in maniera che senza piò altrimenti toccarlo, subito lo fasciò, e in meno d’un’ora noi ripartimmo, collocando il ferito in carrozza, il quale pure con viso baldo e fortissimo pativa non poco. Giunti ad Acquapendente si trovò rotto il timone della carrozza; del che trovandoci noi tutti impicciatissimi, cioè noi tre ragazzi, il vecchio Ajo, e gli ’ altri quattro stolidi servitori, quel solo Elia col braccio al collo, tre ore dopo la rottura, era piò in moto, e piò efficacemente di noi tutti adopravasi per risarcire il timone; e così bene diresse quella provvisoria rappezzatura, che in meno di du’altre ore si riparti, e l’infermo timone ci strascinò senz’altro accidente poi sino a Roma.