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EPOCA TERZA. CAP. I. 111

ma quanto avrei desiderato e creduto, ma successivamente [1766] poi la maraviglia mia andò sempre crescendo; e ciò, a tal segno, ch’io non ne conobbi ed apprezzai veramente il valore se non se molti anni dopo, allorchè stanco della misera magnificenza oltramontana, mi venne fatto di dovermi trattenere in Roma degli anni.


CAPITOLO SECONDO.

Continuazione dei viaggi, liberatomi anche dell’Ajo.


Incalzavaci frattanto l’imminente inverno; e più ancora incalzava io il tardissimo Ajo, perchè si partisse per Napoli, dove s’era fatto disegno di soggiornare per tutto il Carnevale. Partimmo dunque coi vetturini, sì perchè allora le strade di Roma a Napoli non erano quasi praticabili, sì per via del mio cameriere Elia, che a Radicofani essendo caduto sotto il cavallo di posta si era rotto un braccio, e ricoverato poi nella nostra carrozza avea moltissimo patito negli strabalzi di essa, venendo così fino a Roma. Molto coraggio e presenza di spirito e vera fortezza d’animo avea mostrato