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EPOCA TERZA. CAP. I. 105


sta linguaccia se non se a caso; non mi ricordando [1766] più di nessuna regola ove pur mai l’avessi saputa da prima; e molto meno ancora sapendo l’Italiano, raccoglieva così il frutto dovuto della disgrazia primitiva del nascere in un paese anfìbio, e della valente educazione ricevutavi.

Dopo un soggiorno di due settimane in •circa, si parti di Milano. Ma siccome quelle mie sciocche Memorie sol viaggio furono ben presto poi da me stesso corrette con le debite fiamme, non le rinnoverò io qui certamente, col particolarizzare oltre il dovere questi miei viaggi puerili, trattandosi di paesi tanto noti: onde, o nulla o pochissimo dicendo delle diverse Città,ch’io, digiuno di ogni bell’arte visitai come un Vandalo, anderò’parlando di me stesso, poiché pure questo infelice tema, è quello che ho assunto ia quest’Opera.ù

Per la via di Piacenza, Parma, e Modena, si giunse in pochi giórni a Bologna; nè ci arrestammo in Parma che un sol giorno, ed in Modena poche ore, al solito senza veder nulla, 0 prestissimo e male quello che ci era da vedersi. Ed il mio maggiore, anzi il solo piacere ch’io ricavassi dal viaggio, era di ritrovarmi correndo la posta su le strade maestre,