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EPOCA SECONDA. CAP. X. 99


ne, e ci stava altrettanto volentieri allora, quanto [1766.] ci era stato male e a contragenio nei due altri Appartamenti, e i primi diciotto mesi del Primo. Bisognò pure ch’io m’adattassi, e nel corrente di quel Maggio lasciai l’Accademia, dopo esservi stato quasi ott’anni. E nel Settembre mi presentai alla prima rassegna del mio Reggimento in Asti, dove compiei esattissimamente ogni dovere del mio impieguccio, abborrendolo; e non mi potendo assolutamente adattare a quella catena di dipendenze gradate, che si chiama subordinazione; ed è veramente l’anima della disciplina militare; ma non poteva esser l’anima mai d’un futuro Poeta Tragico. All’uscire dell’Accademia, aveva appigionato un piccolo ma grazioso Quartiere nella Casa stessa di mia sorella; e là attendeva a spendere il più che potessi, in cavalli, superfluità d’ogni genere, e pranzi che andava facendo ai miei amici, ed ai passati compagni dell’Accademia. La smania di viaggiare, accresciutasi in me smisuratamente col conversare moltissimo con codesti forestieri, m’indusse contro la mia indole naturale ad intelaiare un raggiretto per vedere di strappare una licenza di viaggiare a Roma e a Napoli almeno per un anno. E siccome era troppo