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82 | AGAMÉNNONE |
Pure al terror di timida donzella
Non m’arrendo così, che nulla io cangi 225
Al già prefisso: partirassi Egisto,
E ciò mi basta. Il cor di cure scarco
Avrommi omai. — Tempo saria, ben tempo,
Consorte amata mia, che tu m’aprissi
Grave dolor, che il cor ti preme, e in volto 230
Ben ti si legge, e invan l’ascondi. Or dimmi,
Se a me tu il celi, ed a chi’l narri? S’io
Son cagion di tuo lutto, altri chi puote
Più ch’io rimedio porvi, o ammenda farne,
O dividerlo teco?... Oh Ciel! tu taci? 235
Neppur dal suol gli occhj rimovi? Immoti
Stan, di lagrime pregni... Oimè! pur troppo
Vero Elettra mi disse.
Clitennestra.
Elettra?... disse?...
Di me parlò?... non credi...
Agaménnone.
- Ella t’ha meco
Tradita, sì. Del tuo dolor la fonte 240