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ATTO QUARTO | 65 |
E ancor che niuna dal tuo labbro io n’oda,10
M’è il tuo dolor, tua dura orribil sorte
Aspra rampogna al cor; per me soffristi
Oltraggio tanto; ed io per te son presta
A soffrir tutto; e stenti, e morte, ed onta;
Ed anco infamia. Ma d’oprare è il tempo, 15
Non di parlare omai: — lasciarti? pensa,
Ch’esser non può, finch’io respiro.
Egisto.
E vuoi
Perdere in un con me te stessa forse?
Ch’altro puoi tu? deh! cessa: urtar chi puote
D’assoluto Signor l’alta assoluta 20
Possanza? Il sai, che sue ragion son l’armi;
Ch’altra ragion ch’armi maggior non cura.
Clitennestra.
Se affrontar no, deluder puossi, e giova
Tentarlo: al tuo partir fisso ha il novello
Sole; e il novello Sole al partir tuo 25
Me compagna vedrà.