Pagina:Alfieri - Tragedie, Siena 1783, II.djvu/53


ATTO TERZO 53

190Mirar tu me? Dell’implacabil, crudo
Atreo per te non son l’immagin viva?
Fra queste mura, che tinte del sangue
De’ tuoi fratelli vedi, oh! puoi tu starti
Senza ch’entro ogni vena il tuo ribolla?

Egisto.

 195 Orrida, è ver, d’Atreo fu la vendetta;
Ma giusta fu. Quei che Tieste apporre
Figli si vide all’esecrabil mensa,
Eran d’incesto nati. Ei n’era padre,
Sì; ma di furto l’infedel consorte
200Del troppo offeso, e invendicato Atreo
Li procreava a lui. Grave l’oltraggio,
Maggior la pena. È vero, eran fratelli,
Ma primo fu che l’obliò Tieste,
Atreo secondo. In me del Ciel lo sdegno
205 Par che non cessi ancor: men rea tua stirpe
Colma ell’è d’ogni bene. Altri fratelli
Tieste diemmi; e non, qual’io, d’incesto
Nati son quelli; ed io di lor le spose
Mai non rapii; pur più d’Atreo spietati