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ATTO TERZO 47

85Giusto stupor, che dagli incerti affetti
Della madre in te nasce. Aggiungi poscia
A dolor prisco il ritrovarsi in preda
Troppo a se stessa; il non aver con cui
Sfogar suo cor, tranne due figli; e l’uno
90Tenero troppo, ed io mal’atta forse
A rattemprar suo pianto. Il sai, che chiusa
Amarezza più ingrossa: il sai, che trarre
Dì solitarj è d’ogni gioja morte,
D’ogni fantasma vita: e l’aspettarti
95Sì lungamente, ed ogni dì tremante
Starsi per te: non vedi? or come quella
Esser di pria può mai? Padre, tu scusa
Il suo attonito stato: in bando caccia
Ogni fosco pensiero. In lei fia il duolo
100Spento ben tosto dal tuo dolce aspetto.
Deh! tu mel credi, o Padre: in lei vedrai
Tenerezza, fidanza, e amor risorto.

Agaménnone.

Sperarlo almen mi giova. Oh qual dolcezza
Saria per me, se apertamente anch’ella