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Agaménnone.

Misero me! Per mio supplizio forse
Ch’io ’l rimembri non basta? In quel funesto
Giorno, di lei meno infelice io m’era?
Men, ch’ella madre, genitor m’era io?
70Ma pur, sottrarla a imperversanti grida,
Al fier tumulto, al minacciar di tante
Audaci Schiere, al cui rabbioso foco
Era l’Oracol crudo esca possente,
Poteva io sol? Sol’io fra tanti alteri
75Re d’ogni freno impazienti, che hanno
Sete di gloria, di vendetta, e sangue,
Che far poss’io? Di padre udiro il pianto
Que’ dispietati, e sì non pianser meco:
Ch’ove irata del Ciel la voce tuona,
80Natura tace, ed innocenza il grido
Innalza invan: solo s’ascolta il Cielo.

Elettra.

Deh! non turbar con rimembranze amare
Felice giorno, in cui tu riedi, o Padre.
S’io ten parlai, scemarti in parte i’ volli