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ATTO QUINTO | 95 |
Và, s’hai cara la vita.
- Isabella.
A me la vita
Cara?
- Carlo.
Il mio onor dunque, e la fama tua.
- Isabella.
Io te lasciare in tal periglio?
- Carlo.
In tale
Periglio porti? A che? Già me non salvi,
Te stessa perdi. Anche il sospetto è macchia110
Alla virtù. Deh! la maligna gioja
Togli al Tiranno di poter tacciarti
Rea neppur del pensier. Và: cela il pianto;
Premi i sospir nel core: a ciglio asciutto
Con intrepida fronte udir t’è forza115
Del mio morir. Sacra a virtude i tristi
Giorni, che a me sopravvivrai. Se al tuo
Grave dolor sollievo alcun pur cerchi,
Fra tanti iniqui ottimo un sol quì resta,