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ATTO TERZO 57

Venga ei; s’ascolti; ei sue ragion ne adduca.
Ch’ei non t’insidia vita, io ’l giuro intanto; 230
Sovra il mio capo il giuro: ove non basti;
Sull’onor mio; di cui nè Rè, nè Cielo,
Arbitri d’ogni cosa, arbitri sono. —
Or che dirò dell’empietade, ond’osa
Pietà mentita in suon di santo sdegno 235
Incolpar lui? Dirò.... Che val ch’io dica,
Che sotto vel di sacrosanta ognora
Religion per se, gente havvi spesso
Che rei disegni asconde? E ch’avvi ad arte
Chi sua privata causa alla celeste 240
Frammischiando, s’attenta anco ministra
Farla d’inganni, iniquitade, e sangue?......
Or chi nol sà? Dirò ben’io, che il Prence
Giovine d’alti sensi, e d’uman core,
Conforme core all’avvenente aspetto, 245
Mostrossi ognor; che da’ più teneri anni
Dolce al Padre speranza ei quì ’l credea ciascuno;
E ’l credo io ancor; nè di cotanta empiezza