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ATTO QUARTO 295

Vanne; all’amato Sposo ivi fra’ Tuoi
Degna del tuo dolore ergi la tomba.200

Argìa.

E fia pur ver? Tanta clemenza or donde,
Come, perchè? Da quel di pria diverso
Esser puoi tanto, e non t’infinger?

Creonte.

 Visto
M’hai tu poc’anzi acceso in foco d’ira;
Ma l’ira ognor me non governa; tempo 205
La rintuzza, e ragion.

Argìa.

 Propizio il Cielo
Felice Imperio ti conceda, e lungo!
Tornato sei dunque più mite: oh quanta
Gioja al tuo Popol, quanta al Figliuol tuo
Di ciò verrà! Tu pur pietà sentisti 210
Del nostro caso; e la pietade in noi
Alfin tu cessi di normar delitto;
E l’opra, a cui tu ne spingesti a forza,
A noi perdoni....