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288 | A N T I G O N E |
Fatal possanza! A mie tante sventure
Ciò sol mancava, ed al mio nascer reo,
Che istigatrice all’ira atroce i’ fossi
Di Figlio contro a Padre.
- Emone.
Or me s’ascolti,
Me sol, Creonte; e non d’Atene l’armi,100
Nè il Rè ti mova; e non di Donne preghi,
Nè di Volgo lamenti: al duro tuo
Core discenda or la terribil voce
D’un disperato Figlio, a cui tu tolto
Il freno hai, tu; cui meglio era non dessi105
Vita tu mai; ma che pentir può farti
Di tal don’, oggi.
- Creonte.
Non è voce al mondo,
Che legge impor vaglia a Creonte.
- Emone.
Braccio
V’ha dunque al mondo, che l’infami leggi
Strugger può di Creonte.