Pagina:Alfieri - Tragedie, Siena 1783, I.djvu/288

284 A N T I G O N E
Emone.

 Odi; non sai? Ben’altro
Or ti sovrasta inaspettato danno.
D’Atene il Rè, Tesèo, quel forte è fama, 30
Che a Tebe in armi vien, degli Insepolti
Vendicator. Le sconsolate Argive
Vedove a lui n’andaro, in suon di sdegno,
E di pietà piangenti. Udì lor giuste
Querele il Rè: l’urne promesso ha loro 35
Degli estinti Mariti; e non è lieve
Promettitor Tesèo. — Padre, previeni
L’ire sue, l’onta nostra. I’ non ti chieggio,
Che t’arrendi al timor; ma ben ti stringa
Pietà di Tebe tua; respira appena 40
L’aure di pace; ove pur voglia a guerra
Correr non giusta a tuo favor, qual Prode
Or ne rimane a Tebe? I Forti, il sai,
Giaccion chi estinto in tomba, e chi mal vivo
In sanguinoso letto.

Creonte.

 Or, s’i’ non cedo 45