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ATTO PRIMO. 229

Nè rimbombar fea di lamenti l’aure;135
Dolore immenso le tronca ogni voce;
Immote asciutte le pupille figge
Nel duro suol: già dall’Averno l’ombre
De’ dianzi spenti Figli, e dell’ucciso
Lajo in tremendo flebil suono chiama. 140
Già le si fanno innante; erra gran pezza
Così l’accesa fantasia tra’ mesti
Spettri del suo dolor; rientra poscia
A stento in se; me desolata Figlia
Si vede intorno, e le Matrone sue. 145
Morir vuol’ella, e viver teme; e queta
S’infinge per deluderci....Me lassa!....
Incauta me!... delusa io son: lasciarla
Mai non dovea. — Chiamar placido sonno
L’odo, gliel credo, e ci scostiam: l’iniqua 150
Spada del fianco palpitante ancora
Di Polinice ha tratto, e infino all’elsa
Nel proprio sen l’ha immersa; e cade, e spira. —
Ed io che fò?... Di questo fatal Sangue
Misero avanzo, anch’io perir dovea 155