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ATTO QUINTO 101

Ben’è dover d’esserti Moglie il fallo.
Non t’offes’io finor: al Cielo in faccia,
In faccia al Prence i’ non son rea; nel mio
Petto sì il son.

Carlo.

 Pietà di me fallace
Or lei fà dir: deh! non l’ascolta....

Isabella.

 Invano105
Me salvar tenti: ogni tuo detto è punta,
Che in lui più inaspra la superba piaga.
Tempo non è, non più di scuse: or tempo
Ben’è sottrarsi a questo aspetto, a cui
Tormento ugual non è. Se mai Tiranno210
D’amor sentisse l’invincibil possa,
Rè, ti diria, che tu fra noi stringevi
Nodi d’amor: i’ ti diria, che volto
Ogni pensier fin da prim’anni avea
A lui; che in lui posta ogni speme, e seco215
Miei dì felici disegnava io trarre.
Virtude m’era, e tuo comando m’era