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86 vittorio alfieri


CXXIV (1784).

Di là dall’Alpi appena, ove si trova
Con schietta libertà semplice vita,
La mia vezzosa pellegrina è gita;
Onde Elvezia vedrà beltade nuova.

Intorno a lei maravigliarsi a prova
Veggio la gente rozzamente ardita;
Mentre onestà di leggiadria vestita,
Fra lor d’oro il bel secolo rinnuova.

Ella non è donna mortal creduta,
Quindi è spenta ogni invidia; e in lieto viso
Dicon donne e donzelle: io l’ho veduta.

E l’età, cui stanchezza ha omai diviso
Dal mondo, anch’essa è per veder venuta,
Come esser possa in terra paradiso.

CXXV (1784).

Quel tetro bronzo che sul cuor mi suona,
E a raddoppiar mie lagrime m’invita,
Ogni mio senso istupidito introna,
E mi ha la fantasia dal ver partita.

Di lei, che lungi sol dagli occhi è gita,
Parmi ch’io veggo la gentil persona
Egra giacente all’orlo della vita,
Che in questo pianto or solo mi abbandona.

E in flebil voce: o mio fedel (mi dice)
Di te mi duol; che de’ sospir tuoi tanti
Nulla ti resta, che vita infelice.

Vita? no, mai. Dietro a’ tuoi passi santi
Io mossi, ove al ben far m’eri radice;
Ma al passo estremo, irne a me spetta avanti.