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rime varie 83


CXVIII.

A tardo passo, al sospirato loco,
Cui solo abbella di mia donna il volto,
Dopo dodici lune ho il pié rivolto;
E fortuna a me par più mite un poco.

Ma, per lo pianger lungo, io son sì fioco,
L’ingegno in nebbia così densa è avvolto,
E intero il cor sì nel dolor sepolto,
Che al canto invan l’alta mia Diva invoco.

Pur, sì invasa ho di lei la mente, e il petto
Caldo così, che parmi, anco senz’arte,
Abbiano i miei sospiri a dar diletto.

Ma s’io m’inganno, almen sfogato in parte
Avrò quel dolce vario-mesto affetto,
Che me dal volgo, e da me stesso, parte.

CXIX (1784).

Di destrier giovincelli un bel drappello,
Forti non men che nobili d’aspetto,
Ch’io stesso in Albïon tra molti ho eletto,
Meco or ne viene, ed io di lor mi abbello.

Là nel paese dilettoso e bello,
Cui suo lungo servir fa nullo e abbietto,
Spero oltre l’Alpi addurli, ove diletto
E salute trarrò dal lor pié snello.

Oh come lieto il mio cammin saria,
Se al fianco avessi la persona viva,
Come ho l’immagin della donna mia!

Ma, senz’essa, piacer mai non mi arriva
Al cor ben dentro; e parmi, ovunque io sia,
Morte ogni cosa, che di lei sia priva.