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rime varie 75


CII (1783).

Io vo piangendo, e nel pianger mi assale
Sì fera voglia di finir per morte
L’aspre vicende d’insoffribil sorte,
Che in me per poco omai ragion prevale.

Dico talora: il più indugiar che vale?
Mai non verrà quel dì, che ti conforte;
Le tue dubbie speranze puoi dir morte:
Vive sien anco; il ben qui, agguaglia il male?

Orma quaggiù lasciar che tu se’ stato,
Perchè più tempo aspetti, non potrai,
Se il coturno non t’ha fama acquistato.

Ma poi ripenso, infra che orrendi guai,
Fora il mio ben, s’io péro, abbandonato. —
Com’io viva, e perchè, donna, tu il sai.

CIII (1783).

Tu il sai, donna mia vera, e il sai tu sola,
Com’io viva, e perchè viver consenta:
E un sol pensier dell’esser mi consola;
Che s’io cessassi, la tua vita è spenta.

Invan colei, che ai martir lunghi invola,
Il suo feroce acciaro or mi appresenta:
Da tergo odo una tua flebil parola,
Che grida: e me tu lassi a morte lenta?

Misero me, cui rio destino implíca
D’inestricabil non frangibil nodo!
Nè so, s’io vivo o morto omai mi dica.

Pur poichè da un sol filo, e non ben sodo,
Pendon due vite, o mia verace amica,
Io di serbar la tua stentando, godo.