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74 vittorio alfieri


C.

Quel grande, che fatale a Roma nacque,
A cui gli allori delle Gallie dome,
Onde appagarsi al guasto cor non piacque,
Dato men ampio avrian, ma più bel nome;

Mentre ei sperava indiademar sue chiome,
E scorrer sangue fea del Tebro l’acque,
Già in cor tiranno, e in dubbio sol del come;
Chiesto qual morte ei sceglieria, non tacque.

La più affrettata, ed aspettata meno,
(Diss’ei) di tutte morti è a me la prima.
E in ver fu il suo parlare arguto e pieno.

Ma il divin Cato di virtude cima,
Detto avria: sempre muor forte e sereno,
Di qual sia morte, chi se stesso estima.

CI.

Quel benedetto dì, che origin diede
Alle pene mie gravi, eppur sì grate,
Non fu la sola tua somma beltate,
Ch’entro il mio cor ti ergea perenne sede:

Ma gli occhi, specchio in cui lo cor si vede,
Di bontà vera, e di gentil pietate,
E di mille virtù fra lor temprate
Mi fean sicura ed ammirabil fede.

E l’infelice tuo stato dolente,
E il sospirarne tacita e modesta,
E il non odiarne la cagion vivente;

E la bell’alma al perdonar sì presta;
E l’alta, acuta, e non fastosa mente....
Dell’immenso amor mio l’esca fu questa.