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rime varie 73


XCVIII (1783).

Là dove muta solitaria dura
Piacque al gran Bruno institüir la vita,
A passo lento, per irta salita,
Mesto vo; la mestizia è in me natura.

Ma vi si aggiunge un’amorosa cura,
Che mi tien l’alma in pianto seppellita,
Sì che non trovo io mai spiaggia romita
Quanto il vorrebbe la mia mente oscura.

Pur questi orridi massi, e queste nere
Selve, e i lor cupi abissi, e le sonanti
Acque or mi fan con più sapor dolere.

Non d’intender tai gioje ogni uom si vanti:
Le mie angosce sol creder potran vere
Gli ardenti vati, e gl’infelici amanti.

XCIX.

Se all’eterno fattor creder potessi
Cosa esser grata un vile ozio devoto,
O se finger di crederlo sapessi,
Giurerei forse oggi di Bruno il voto.

Dell’ampio mondo traditore il vuoto,
I casi varj e sempre pur gli stessi,
E l’aspra noja, e il rio languor mi è noto;
Nè più vedrei, se in lui mill’anni io stessi.

Parte di me miglior, mia donna, m’odi:
O insieme in solitudine rimota
Vivremo un giorno in dolci e lieti nodi;

O ch’io, vivo sepolto in terra ignota,
Sempre piangendo, cantando tue lodi,
Sospirerò che morte mi percuota.