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58 vittorio alfieri


LXVIII (1783).

È questo il nido, onde i sospir tuoi casti,
Cigno di Sorga, all’aure ivi spargendo?
Qui di tua donna privo, in lutto orrendo,
Del tuo viver l’avanzo a lei sacrasti?

In quelle angosce, che sì ben cantasti,
Io pure immerso (ahi misero!) vivendo,
Se di mio supplicar te non offendo,
Vena ti chieggio che a narrarle basti.

Quella, che sola in vita mi ritiene,
È tal, che ai pregi suoi stil non si agguaglia;
Onde, a laudarla, lagrimar conviene:

Ma di quel pianto, che a far pianger vaglia;
Di quel, con che scrivendo le tue pene,
Muovi d’affetti tanti in noi battaglia.

LXIX (1783).

«Le donne, i cavalier, l’arme, gli amori
Le cortesie, l’imprese, ove son ite?
Ecco un avello, intorno a cui smarrite
Stanno, aspettando in van che altr’uom le onori.

Sovr’esso io veggo in varj eletti cori
E le Grazie e le Muse sbigottite;
E par che a prova l’una l’altra invite
A spander nembo di purpurei fiori.

Oh glorïosa in vero ombra felice,
Che giaci infra sì nobile corteggio
Nella beata tua terra nutrice!

Qual già fosse il tuo nome, omai nol chieggio:
Fama con tromba d’oro a tutti il dice:
L’Italo Omero entro quest’urna ha seggio.