Può un’erba vil, che odora
Infusa in bollent’onda;
Bevuta, i corpi al par che l’alme snerva?
Pur dall’ultima d’India infame sponda
Va l’America a far povera e serva.
Maratona, Termopile, l’infausto
Giorno di Canne stesso,
Guerre eran quelle: e ria cagione il vile
Lucro servil non era; ove indefesso,
D’avarizia inesausto,
Tutti scorrendo i mar da Battro a Tile,
Veglia il moderno ovile.
Pace era quella, che d’Atene in grembo
Con libertade ogni bell’arte univa;
Dove a un tempo si udiva
Di varie e dotte opinïoni un nembo. —
Ma in questa età, che è lembo
D’ogni bell’opra estremo,
Qual fia tèma di canto? a chi secura
Volgo mia voce, mentr’io piango e tremo? —
«Ahi, null’altro che forza, al mondo dura!»