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rime varie 53


Può un’erba vil, che odora
Infusa in bollent’onda;
Bevuta, i corpi al par che l’alme snerva?
Pur dall’ultima d’India infame sponda
Va l’America a far povera e serva.

VIII.


Maratona, Termopile, l’infausto
Giorno di Canne stesso,
Guerre eran quelle: e ria cagione il vile
Lucro servil non era; ove indefesso,
D’avarizia inesausto,
Tutti scorrendo i mar da Battro a Tile,
Veglia il moderno ovile.
Pace era quella, che d’Atene in grembo
Con libertade ogni bell’arte univa;
Dove a un tempo si udiva
Di varie e dotte opinïoni un nembo. —
Ma in questa età, che è lembo
D’ogni bell’opra estremo,
Qual fia tèma di canto? a chi secura
Volgo mia voce, mentr’io piango e tremo? —
«Ahi, null’altro che forza, al mondo dura!»



LIX (1781).

Oh! chi se’ tu, che maestoso tanto
Marmoreo siedi; ed hai scolpito in volto
Triplice onor, ch’uom nullo ha in se raccolto;
Legislator, guerrier, ministro santo?

Tu del popol d’Iddio, che in lungo pianto
Servo è sul Nilo, i ferrei lacci hai sciolto;
Il tiranno d’Egitto in mar sepolto;
Gl’idoli in un con gl’idolatri infranto.

Quant’eri in terra, in questo sasso or spiri:
Che il divin Michelangelo non tacque
Niuno in te de’ tuoi caldi alti desiri.

Michelangel, che a te minor non nacque;
E che, intricato in tuoi raminghi giri
Avria fatt’egli scaturir pur l’acque.