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rime varie 51


III.


Ecco squarciarsi la caligin densa
Che tarde etadi involve,
E un vorace mostrarmi ardito fuoco
Che schianta arde consuma e strugge in polve
Una empia turba intensa
A far del servir nostro infame giuoco.
Ben forza è, ben, dar loco
A impetüoso turbine sonante,
Che da occidente con tal forza spira,
Che in suoi vortici aggira
Le più audaci superbe eccelse piante,
E se le caccia innante
Là fin dove il mal seme
Nell’Asia come in suo terreno alligna.
Sparito è il nembo che c’ingombra e preme:
Fede e virtù fra noi già si ralligna.

IV.


Ma, oimè! qual sorge sull’immenso piano
Dell’oceàn che parte
Dall’America noi, fero possente
Sovra negre ali immense all’aura sparte
Torvo Genio profano?
D’Europa ei muove; e baldanzosamente
La tempesta fremente
Che a noi salvezza e libertade apporta,
Arresta ei sol col ventilar dell’ale;
La cui possa fatale
Dall’onde al ciel da un polo all’altro insorta,
Fa d’adamante porta
Ad ogni aura felice
Che a noi mandasse occidental pïaggia.
Malnata forma, oh chi sei tu, cui lice
Far che ogni nostra speme a terra caggia?

V.


Tenebre i passi tuoi, l’alito è morte;
Occhi di bragia mille;
Bocche più assai, di fere zanne armate,
Da cui di sangue ognora grondan stille;