Or qual mai lingua dir, qual cor potría
Pensar la immensa gioia
Che apportan lor l’alte velate antenne,
Viste lontane in mare anzi che muoia
Del tutto il dì? Nè fia
Nemica squadra che a tal volo impenne
L’ali rapide: venne
Tutto il nemico già. Certo è l’aiuto,
Certo: sol dubbio è chi l’arrechi. Al lido
Con festevole grido
Pien di vitale speme è ogni uom venuto:
Qual per letizia è muto;
Qual di lagrime irrora
Le guance; altri i suoi figli al sen si serra,
Quasi gli abbia di nuovo acquistati ora;
Altri al provido cielo umil si atterra.
Ed è chi dice ancor: Questi chi fieno
Liberator novelli,
Che magnanimo il piede or volgon dove
Gloria senz’util fia che sol gli abbellì?
Son forse quei che in seno
Là di palustre terra, in fogge nuove,
Con inaudite prove,
A tirannide fero in un che all’onda
D’instancabile ardire argine eterno?
Quei che, Filippo a scherno
Prendendo, armati di povera fionda,
La sorte ebber seconda
A lor alte virtuti?
Quelli, sì, quelli che in un mar di sangue
Lor libertà fondaro, or qui venuti
Sono a dar vita a libertà che langue.
Che parli, stolto? Esser può mai, se immersi
Entro a guadagni lordi,
Fatti immemori son di se costoro
Sì che son da gran tempo a gloria sordi?