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rime varie 37


L’Italia, che in catene
Abborrite e sofferte indi mertate
Tragge sua lunga etate:
Tu, che (colpa di noi) tanti anni e tanti
Del globo fuor, forse in miglior pianeta,
Stanza avevi più lieta;
Quindi fra il sangue e le discordie e i pianti
Di plebe oppressa, e i canti
Degli oppressori, e gli aspri
Tra’ re pel regno tradimenti infami,
In Albïon scendevi: or fa’ ch’io innaspri
Sì il dir, che vero e libero si chiami.

III.


Angli, a voi nulla il vostro onor più cale?
Voi che a sì lunga prova
Già intendeste che fosse libertade,
Di voglie ingiuste ed assolute a prova
Schiavi or vi fate? E quale
Tuonar tra voi potría più in securtade,
Di più timor s’invade;
E di regio oro e d’onor vili il veggio
Pingue più ch’altri, e più assetato e carco,
E di virtù più scarco. —
Ma donde mai, donde virtude io chieggio?
Tra’ grandi ebbe mai seggio? —
Voi di men nobil schiera,
Scelti orator da liberi suffragi,
Deh! fate almen che libertà non pèra:
Per voi sien chiare or le regali ambagi.

IV.


Ma e con chi parlo? Aura di corte in voi
Già ad ammorbarvi scese:
Già d’esser primi degli stolti agli occhi,
Ultimi ai vostri, alto desìo vi prese,
Nè vi lasciò ma’ poi.
Nè fia che a voi verace laude or tocchi,
Perchè alcun forse scocchi
Liberi detti nel consesso augusto:
Son esca i detti al comprator, che in cerca
Va di qual men si merca.