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28 vittorio alfieri


Trapasso io poi! fin che non piace ai Numi
Di ricondur quell’ora,
Ch’io non so ben se m’ange o mi ristora.
Se vita è un breve sogno,
Quella menoma parte
Ch’io ne traggo al tuo fianco sospirando,
Come appellarla io deggia or vo pensando.
Tempo, che or l’ali ad arte
Raccogli oltre il bisogno,
Or le hai rapide troppo ad involarte
Per poi lasciarmi di me stesso in bando,
Men che un sogno or mi sembri, or più ch’eterno.
Più in tal pensier m’interno,
Più vaneggiar pel rio dolor mi sento:
Nè il duol però mi grava... Oimè! che voglio?
Del cor la pace! Ah no! saria tormento
Maggiore assai di quello ond’io mi doglio.
Non rifiuto l’amaro:
Sol vorrei fosse il dolce un po’ men raro.
Canzone, un sol pensiero in troppe rime,
Tuo dire esprime: — io ’l veggo:
Ma, se a lei tu non spiaci, altro non chieggo.


XLIX (178...).

CANZONE.

Parla una madre.

Ch’io ponga al duolo tregua?
Ch’io rassereni il ciglio?
Ah! voi che il dite, non perdeste un figlio;
Nè di madre l’amore
Voi conosceste mai! Non si dilegua
D’orba madre il dolore,
Cui dolor nullo adegua.
Rasciugar non vo’ il pianto
Dagli occhi miei, se tanto
Dir non mi ardisce un’altra genitrice
Al par di me infelice.
Deh! per pietà lasciate,
Che tanto e tanto io pianga,
Che col mio figlio in tomba anch’io rimanga.
Ma, se qualche sollievo