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rime varie 21


XXXVII.

O leggiadro, soave, e in terra solo,
Viso che in ciel s’invidierìa fors’anco;
A dir di te il mio stil vieppiù vien manco,
Tal sovr’ogni beltade innalzi il volo:

Già tue angeliche forme infra lo stuolo
Posto m’avean di quei, che il viver franco
Non chiaman vita; e il trar dall’egro fianco
Sospiri ognora, non l’estiman duolo.

Che fu poi quando sotto tali spoglie
Sì schietto un cor, così sublime un’alma
Trovai, discesa dall’eteree soglie?

Oh quanto men di mia terrestre salma
Carco vado, in amar donna che coglie,
Pria di virtù, poi di beltà la palma!

XXXVIII.

Vaghi augelletti, che tra fronda e fronda,
Ite alternando sì soavi note;
Beati voi, cui non avara dote,
Ma solo amor vostri imenéi feconda!

Gioja ben altra i vostri petti inonda;
Vi son le stolte umane leggi ignote,
E le promesse rie di fè sì vuote;
Vane al vento parole, o scritte in onda.

Beati voi, che nullo Nume avete
Fuor che Amore in amor! Nume cui lunge
Tien da noi de’ parenti il ciglio torvo.

D’età, di forma, e d’amorosa sete
Pari ei vi accoppia ognor; nè mai congiunge
Candidetta colomba a vecchio corvo.